Quando – come consumatori e consumatrici – acquistiamo un prodotto alimentare in un supermercato – siamo consapevoli di come il denaro che abbiamo speso si distribuirà lungo tutta la filiera alimentare? Quali soggetti guadagnano di più, e perché?
Nei sistemi alimentari nei paesi ricchi vi è una grande concentrazione di potere nelle mani delle aziende della distribuzione (le catene di supermercati e discount), che possono imporre standard di produzione e prezzi alle aziende agricole. La pressione sui costi ha contribuito a causare la chiusura di milioni di aziende agricole (in Italia erano più di 3 milioni nel 1982 e sono poco più di un milione oggi) e tuttora il mestiere di chi coltiva la terra (specie se con una piccola o media azienda) è uno di quelli peggio retribuiti, nonostante sussidi e contributi.
Ma c’è chi se la passa peggio: i e le braccianti, in particolare quelli/e di origine straniera (oggi in Italia sono un terzo del lavoro dipendente in agricoltura), spessissimo sottopagati/e, assunti/e solo stagionalmente o alla giornata, reclutati/e attraverso caporali e spinti/e a trovare un precario riparo dentro baracche, “ghetti” e casolari abbandonati.
Inoltre, operai e operaie delle industrie di trasformazione (impacchettamento di ortofrutta, conservifici, lavorazione della carne…) e facchini della logistica che movimentano i prodotti alimentari sono anch’essi/esse sottoposti/e a condizioni di lavoro precarie e faticose, sono spesso assunti/e tramite cooperative di comodo e ricevono salari molto bassi.
Insomma: la compressione del reddito di chi lavora è una caratteristica che sembra ineliminabile nell’agroindustria.
D’altra parte, l’agricoltura contadina si basa sull’autosfruttamento del contadino, della contadina e spesso di altri membri della famiglia, che lavorano molto duramente, per ottenere introiti molto bassi.
Ci chiediamo quindi: come è possibile invertire queste tendenze?
Come può l’agroecologia contadina costituire un’alternativa all’agricoltura industriale anche dal punto di vista della ricerca di migliori condizioni di lavoro?
A partire dal tema del lavoro, è possibile sviluppare alleanze tra organizzazioni contadine e sindacati dei lavoratori e delle lavoratrici?
Contadine, braccianti, facchini e operaie possono allearsi per trasformare i sistemi alimentari?
E ancora, ci sono esempi di riappropriazione del lavoro che passi dalla pratica dell’autogestione e di sperimentazione di un’economia gestita da lavoratrici e lavoratori?