L’ossessione del mercato per il nuovo, considerato di per sé migliore, ha finito per sviluppare un’allergia per qualsiasi cosa che venga considerata innovativa. Anche nel più interessante pezzo del movimento contadino che si è riunito a Roma per rafforzare le alternative contadine e agroecologiche alla filiera del cibo industriale rimbalza la domanda se sia sufficiente tornare alla forme tradizionali di produzione contadina. In realtà, l’agricoltura contadina ricorda che la tradizione è il frutto di millenni di innovazione dal basso, un processo che è stato rallentato dall’agri-business. E allora, scrive Massimo De Angelis, l’innovazione bisognerebbe chiamarla così, senza peli sulla lingua, compagna, per distinguerla da quelle innovazioni che servono solo a riprodurre il capitale. Nell’innovazione compagna, la misura delle cose che legittima la propria introduzione non è un elemento isolato puramente quantitativo – come l’aumento della produttività o dell’efficienza per l’innovazione capitalistica -, ma una configurazione di bisogni e desideri basata su più fattori: la riduzione del tempo di lavoro, la cura del suolo e degli ecosistemi, l’aumento della redditività delle piccole produzioni contadine schiacciate dal mercato capitalistico, il mantenimento di prezzi a livelli che rende prodotti genuini accessibili….
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E leggi su comune–info.net anche i commenti critici:
- Giovanni Pandolfini, 04/03/24 “analisi e commento della tre giorni legittimo ma molto personale e scivolosissimo. Anche io ero presente ai lavori della conferenza e quanto espresso in questo articolo è (meno male a mio avviso) tutt’altro che condiviso da molti dei presenti. Un passo falso verso la convergenza auspicata dagli organizzatori“
- Roberto R., 06/03/24 “Si, è bello pensare all’innovazione (e alle tecnologie, e alle energie, e alle scienze, …) come compagne. Bello utilizzarle nei nostri campi e nelle nostre vite per fini differenti da quelli per i quali sono nate. In contesti conviviali, rispettosi dell’umano e dell’oltre-umano, oltre e contro gli schemi dominanti.
Ma queste innovazioni (e tecnologie, ed energie, e scienze, …) non nascono spontanee. Sono frutto quasi sempre di ricerca e lavoro e tempo governati da progetti pensati e finanziati e sviluppati in un mondo che non vorremmo.
Per questo non basta pensare all’innovazione compagna ma dobbiamo anche risolvere il problema della <<ricerca compagna>>. Questo dev’essere il prossimo passo.“ - Bernardo G., 07/03/24 “L’innovazione tecnologica si fa con la ricchezza economica da investire in primis nella ricerca e per costruire le macchine non serve solo denaro. Serve disponibilità di risorse minerarie preziose, e serve manodopera (a basso costo di preferenza) ed energia disponibile per costruirle. Poi ci dovremo ancora indebitare per comprarle e per pagare le bollette per farle muovere…
Questo tipo di ricchezza per questo tipo di innovazione è frutto del gioco dell’economia capitalista che, quando non è di sfruttamento, è un’economia di guerra!
Quando poi il gasolio, il gas, i metalli e il cibo arriveranno di nuovo alle stelle, dovremo decidere se mettere in moto il trattore per vangare o il furgone per andare a fare il mercato. Altro che innovazione tecnologica! A quel punto guarderemo di nuovo la zappa ma forse non avremo più neanche la terra.” - Aldo Zanchetta, 09/03/24 “Il lemma dell’Esposizione Universale di Chicago del 2033 diceva: La scienza scopre – La tecnica applica – L’uomo si adatta.
Da allora l’uomo è stato costretto sempre più ad adattarsi …
Questa è la logica intrinseca dell’homo tecnologicus.
Illich, che lei cita, aveva detto: Quello che più mi preoccupa non è ciò che la tecnica fa ma iò che dice alla mente dell’uomo.
E oggi sappiamo alcune cose che gli ha detto.”