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Satnam Singh

E’ morto Satnam Singh, il trentunenne di origine indiana che lunedì pomeriggio era rimasto coinvolto in un terribile incidente sul lavoro in un’azienda agricola di borgo Santa Maria, nella periferia di Latina.
L’uomo aveva perso il braccio in un macchinario avvolgiplastica a rullo trainato da un trattore, il quale gli aveva schiacciato anche gli arti inferiori ed era stato abbandonato per strada con l’arto tranciato.
Si chiamano “braccianti” come se non avessero altra dignità che quella di essere possessori di braccia per lavorare. Senza un braccio, sono da buttare via, e così è stato.

E’ accaduto nel Pontino ma tante sono le storie simili, di braccianti nelle campagne e nelle serre, da nord a sud della penisola,

Gli incidenti sul lavoro, nelle campagne come nell’edilizia, nell’industria, nell’allevamento, nella logistica, nella ristorazione, tra i rider e ovunque, sono una piaga sempre e per chiunque.

Per chi lavora in nero, la tragedia però è doppia, perché risultando “invisibili”, non pagando il datore per loro i contributi di legge, non hanno nessuna assistenza sanitaria, ed il datore, per evitare problemi, appena accaduto l’incidente, se ne deve disfare alla menopeggio al più presto, per evitare sanzioni in caso di sopralluoghi.

Però la tragedia è tripla per chi, oltre a lavorare in nero, è anche senza permesso (e se non hai un permesso di soggiorno, per questa legge schifosa non puoi essere assunto regolarmente).

Questi sono i preferiti dai datori di lavoro senza scrupoli perché, ancora più de* lavorator* in nero di cittadinanza italiana, sono i più facilmente ricattabili, cui applicare salari da fame e condizioni disumane senza che si possano lamentare o reclamare diritti, per timore di essere trovati senza permesso e magari portati in un CPR.