Costruzione reti alimentari contadine e agroecologiche

Da alcuni decenni esiste in Italia un movimento di base che – attraverso una varietà di pratiche concrete e quotidiane – sperimenta la costruzione di possibili alternative al sistema industriale di produzione e distribuzione del cibo: mercati contadini, comunità di supporto all’agricoltura, empori autogestiti, gruppi di acquisto solidale, auto coltivazione degli alimenti, forni e laboratori di comunità, logistica autorganizzata, fiere ed eventi per lo scambio di prodotti, saperi e conoscenze…

Oltre a generare circuiti economici significativi per la sopravvivenza di una moltitudine di piccole realtà produttive questo movimento ha prodotto alcune importanti sperimentazioni: dai sistemi comunitari di garanzia dell’origine dei prodotti alla ricerca del prezzo giusto ed equo (prezzo sorgente, prezzari di comunità) all’adozione dei principi della sociocrazia e del metodo del consenso nei processi decisionali assembleari.

Riteniamo che questa costellazione di realtà, esperienze e pratiche, siano legate da una comune tensione politica che si pone come orizzonte la trasformazione dei sistemi agroalimentari come parte di una necessità generale di trasformazione sociale.
Riteniamo inoltre che il centro di una prospettiva politica comune possa essere individuato nell’agroecologia, intesa non solo come insieme di pratiche produttive ma come filosofia di approccio alla costruzione di un cambiamento sociale radicale.

All’attualità il grande limite di questo movimento ci sembra sia rappresentato dalla frammentazione delle esperienze e dalla difficoltà a far emergere una voce comune.
Una voce forte, ampiamente condivisa, polifonica, in grado di produrre una nuova narrazione, che racconti le esperienze delle realtà di base al fine di rafforzarle e favorirne la replicazione e contemporaneamente sia in grado di avere un impatto verso i diversi livelli politico istituzionali.

Abbiamo costruito questo evento di convergenza anche per tentare costruire insieme questa voce comune.

Pertanto ci/vi chiediamo:

  • Quali sono i temi prioritari sui quali vogliamo produrre una voce comune?
  • Quali strumenti dobbiamo immaginare per costruire una voce comune?