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Palestina

Nuova dichiarazione e appello de La Via Campesina

Il genocidio israeliano in corso a Gaza: un appello per un’azione globale immediata!

Dichiarazione della Via Campesina

(Bagnolet, 25 gennaio 2023) Mentre la guerra intrapresa dall’occupazione israeliana nella Striscia di Gaza entra nei suoi 106 giorni, La Via Campesina è solidale con il popolo di Gaza, che sta attraversando una crisi umanitaria inimmaginabile.
Questa guerra di annientamento ha provocato oltre 25.000 vittime, più di 62.000 feriti e oltre 8.000 dispersi – uno sconcertante 4% della popolazione di Gaza.
Questa statistica allarmante dipinge un quadro terrificante della situazione a Gaza, una regione in cui gli elementi essenziali della vita sono scomparsi, abbandonando la sua popolazione in una ricerca di sicurezza senza fine.

Ad aggravare ulteriormente questa terribile situazione è il blocco al valico di Rafah. A oltre 15.000 camion carichi di cibo, acqua e forniture mediche ssolutamente necessarie viene impedito di entrare a Gaza. È stato consentito il passaggio solo a poche centinaia di camion, lasciando la maggior parte bloccati al confine. Questo blocco rappresenta un uso vergognoso della fame come arma contro i civili, una palese violazione dei diritti umani.

Le azioni dell’occupazione israeliana hanno portato alla distruzione quasi totale di oltre il 75% di Gaza, in tutto o in parte.
Le famiglie in fuga per motivi di sicurezza vengono ripetutamente prese di mira, e la loro probabilità di morte a causa di attacchi successivi aumenta in continuo.
L’uso spietato della fame come arma da parte dell’occupazione israeliana evidenzia una strategia vergognosa contro i civili.

Mentre ci avviciniamo all’inizio del Ramadan, che inizia all’inizio di marzo, la situazione a Gaza diventa ancora più critica. L’escalation storica durante questo periodo, combinata con la massiccia carenza di cibo, indica che la guerra si intensificherà e si diffonderà anche in Cisgiordania, che sta già sperimentando operazioni senza precedenti di uccisioni e distruzioni da parte dell’occupazione.

La Via Campesina chiede con urgenza alla comunità internazionale di intervenire e salvare oltre 5 milioni di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania dai pericoli di fame, morte e uccisione.
Chiediamo la fine dell’occupazione, la messa sotto accusa dei criminali di guerra israeliani e che non sia permesso loro di eludere la giustizia come in passato.

Esortiamo le nazioni libere del mondo a seguire l’esempio del Sud Africa avviando azioni legali contro l’occupazione nei tribunali internazionali, in particolare presso la Corte Internazionale di Giustizia. Ciò è fondamentale per imporre un completo isolamento allo Stato israeliano, costringendolo a ritirarsi e a fermare la guerra.

Dobbiamo unire i nostri sforzi e intensificare le nostre voci per porre fine a questa guerra e prevenirne la diffusione nei prossimi mesi.

Per il diritto a vivere in pace, giustizia e dignità.

Leggi qui l’originale completo:
https://viacampesina.org/en/the-ongoing-israeli-genocide-in-gaza-a-call-for-immediate-global-action/

Firma qui l’appello:
ACT NOW FOR PALESTINE! EVERY ACTION COUNTS!

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Palestina

Agribusiness as Usual

Qui sotto un estratto da “Agribusiness as Usual – Agricultural Technology and the Israeli Occupation” pubblicato nel gennaio 2020 dal centro di ricerca “Who Profits”.

Who Profits Research Center è un centro di ricerca indipendente (fondato nel 2007 dalla Coalition of Women for Peace) che lavora sul coinvolgimento commerciale di aziende israeliane e internazionali nell’attuale occupazione israeliana della terra e della popolazione palestinese e siriana.


In this report, Who Profits shows that Israeli agritech companies are deeply complicit in the ongoing occupation of Palestinian and Syrian land. The report exposes the contribution of agritech firms to agriculture in illegal settlements and examines their role in the Israeli blockade of Gaza. It investigates the reciprocal ties that exist between the Israeli agritech and military industries and highlights the economic gains made by Israeli agritech industries through their collaboration with the Israeli military apparatus.

Irrigating fields, protecting crops and providing technical support to farmers are generally regarded as benign, even positive, activities. Yet as this report demonstrates, in the context of Israel’s prolonged military occupation of Palestinian and Syrian territory, such activities acquire a regressive political character and become implicated in structures of repression, land grab and rights violations.

Unlike agriculture, which physically appropriates land and resources, agricultural technology (agritech) forms a largely invisible layer in the ongoing process of dispossession through agricultural land grab in the occupied West Bank and Syrian Golan. Rarely discernible to the naked eye, irrigation pipes, fertilizers and herbicides and agronomic technical assistance nonetheless play a crucial part in sustaining illegal settlement agriculture.

Moreover, while the use of the occupied Palestinian territory and its captive population as a laboratory for military and crowd control technologies is well documented, this report demonstrates that the framework of occupation also provides the civilian agritech sector with a testing ground for the development of products and technologies.

Through their participation in agricultural experiments conducted by settlement Research and Development (R&D) centers, major agritech corporations such as Israel Chemicals and Netafim are able to use occupied land as a laboratory for the testing of products.

Furthermore, Israeli and international agritech firms increasingly collaborate with Israeli military and security corporations to extend the commercialization of occupation-generated know-how well beyond the purview of security markets. Collaborations include the adaptation of the Iron Dome command and control system for smart irrigation as well as the use of Israel Aerospace Industries (IAI) military drones for large scale precision agriculture. Such partnerships enable Israeli military corporations to penetrate new markets while positioning a sanitized version of their repressive technologies, developed in the context of a prolonged military occupation, as part of the effort to combat the global crises of climate change and food insecurity.

This report examines the Israeli agritech industry and R&D activity in occupied territory and exposes the complicity of Israeli and international corporations in settlement agricultural production. It also presents the use of herbicide spraying against Palestinian farmers in the besieged Gaza Strip. Finally, it investigates commercial agritech applications of military technology, focusing on four recent case studies.

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Campiaperti Bologna in sostegno alla lotta palestinese

Campiaperti è a fianco dei e delle contadine palestinesi, rammentando le condizioni di vita e di lavoro a cui sono da sempre costretti a causa dell’occupazione israeliana.

Queste le richieste:

  • Cessate il fuoco permanente e la revoca dell’assedio della Striscia di Gaza
  • Ingresso di aiuti umanitari in quantità adeguata alle necessità della popolazione di Gaza
  • Fine delle incursioni delle forze armate israeliane e degli attacchi dei coloni contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est
  • Opposizione al piano di Israele di sfollare forzatamente i palestinesi, sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania.
  • Rilascio degli ostaggi civili israeliani detenuti a Gaza e liberazione dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane
  • Sanzioni legali contro Israele, compreso un embargo militare globale.
  • Pressioni sostanziali sulla Corte Penale Internazionale (CPI) affinché agisca immediatamente per perseguire i criminali di guerra israeliani.
  • Sostegno pieno al procedimento per genocidio aperto dal Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia (ICJ)
  • Fine dell’occupazione militare e del regime colonialista e di apartheid imposto al popolo palestinese da parte di Israele

Campiaperti Bologna sostiene la necessità di continuare e intensificare la mobilitazione su questi obiettivi, rafforzando il movimento di solidarietà con la lotta delle e dei palestinesi per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza, creando convergenze e sinergie tra tutte le realtà che sostengono il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e dei suoi pieni diritti sanciti dalle risoluzioni delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale, incluso il diritto alla resistenza contro l’occupazione.

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Military trains with live fire near homes and in cultivated fields, al-Farisiyah

Solo due esempi tra gli innumerevoli casi di devastazione delle terre agricole.

Martedì 9 gennaio 2024, i soldati israeliani arrivano nella comunità di Ehmeir ad al-Farisiyah, nella Valle del Giordano. Montano le tende vicino alle case dei residenti e nei loro campi coltivati.
L’addestramento continua per due giorni senza che fosse arrivato alcun preavviso ai residenti.

Domenica 21 gennaio 2024, i soldati entrano nuovamente nel territorio della comunità, montano le tende e si addestrano per due giorni vicino alle case.
Stesso giorno, i soldati entrano anche nella vicina comunità di Khirbet Samrah e nelle aree agricole di Khallet Ajme’ e Sahel al-Burj, montano le tende nei campi di grano dei residenti e iniziano l’addestramento impedendo ai residenti della zona l’accesso ai campi.

Fonte: https://www.btselem.org

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Gaza: contro la terra e contro le persone

Siamo a inizio 2024, la guerra di Israele a Gaza ha ucciso più di 23.000 palestinesi.

I bombardamenti e l’invasione di terra hanno provocato lo sfollamento di 1,9 milioni di persone, pari all’85% della popolazione di Gaza, e danneggiato o distrutto 40.000 strutture, il 18% di tutte le strutture del territorio.

Questa è una guerra sia contro la terra che contro le persone.

Secondo l’analisi delle immagini satellitari delle Nazioni Unite, il 18% della terra coltivabile di Gaza ha “subito un sostanziale declino in termini di salute e densità” a causa del bombardamento.

Nel nord di Gaza, dove si è concentrata la prima fase dell’assalto, è stato danneggiato il 39% delle terre coltivabili.

La distruzione di interi quartieri sta probabilmente spazzando via i giardini domestici, le fattorie sui tetti e gli esperimenti agroecologici nelle dense aree urbane di Gaza.

La guerra ha distrutto il sistema alimentare di Gaza, con il 93% della popolazione che “si trova ad affrontare livelli critici di fame, con cibo insufficiente e alti livelli di malnutrizione”.

Morti di massa dovute a malattie e fame sono all’orizzonte.

Le notizie secondo cui l’esercito israeliano potrebbe allagare i tunnel di Hamas hanno portato gli esperti ad avvertire di una catastrofe ecologica se milioni di litri di acqua salata penetrassero nella falda acquifera già danneggiata.

Fonte: https://www.peasantjournal.org/news/agrarian-annihilation/

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Satellite Analysis Reveals An Alarming 18% Agricultural Decline in Gaza Strip Amid Ongoing Conflict

18 December 2023, Geneva, Switzerland – New satellite imagery analysis conducted by the United Nations Satellite Center (UNOSAT) has uncovered distressing trends in the agricultural landscape of the Gaza Strip. Based on an assessment utilizing Sentinel-2 satellite imagery collected between December 2017 and December 2023, the findings illuminate the significant impact of the ongoing conflict on the health and density of crops.

Compared to the average of the previous six years, a staggering 18% of arable land in the Gaza Strip has experienced a substantial decline in health and density. This stark revelation emerges from a comprehensive analysis employing Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) and multi-temporal classification techniques.

UNOSAT’s methodology focused on evaluating changes in agricultural areas, considering the period from 2017 to 2023. The assessment pinpointed December 2023 as a critical timeframe, revealing a noticeable deterioration in crop health and density compared to the preceding six seasons.

The decline observed in crop health is attributed to various conflict-related dynamics, including notably razing, heavy vehicle activity, bombing and shelling. The analysis extends beyond active crop fields, encompassing fallow lands and household gardens, offering a comprehensive view of the agricultural impact.

Fonte: UNITAR (United Nations Institute for Training and Research)

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Il commercio equo sostiene la resistenza dei contadini palestinesi

Al Reef è un’impresa sociale che dal 1993 supporta i piccoli produttori della Cisgiordania costretti ad affrontare le limitazioni delle autorità israeliane e le violenze dei coloni.

Leggi l’articolo originale intero su Altreconomia qui:
https://altreconomia.it/il-commercio-equo-sostiene-la-resistenza-dei-contadini-palestinesi/

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Petizione della Via Campesina per la Palestina

More than 185 organisations and more than 4100 individuals from around the world have signed the petition launched by La Via Campesina on 21 October 2023 regarding the relentless attack on the Palestinian people. The full list of signatories as of 12 January 2024 is included at the end of this article.

Below is the full statement of demands from La Via Campesina. If you agree with these demands, we urge you to send an email to the UN Secretary General António Guterres, reiterating these demands: CLICK TO EMAIL THE SECRETARY GENERAL NOW.


Given the principles of international human rights law, the Universal Declaration of Human Rights, and the Geneva Conventions, we, La Via Campesina (LVC), a global peasant movement, voice our profound concern regarding the genocide war being committed by the Israeli occupation in Gaza.

Since October 7th, Israel has been waging a genocide war against the Palestinian people. This relentless aggression has tragically claimed the lives of more than 23,000 Palestinian civilians and left over 57,000 injured, with a staggering 70% of the casualties being women and children (data last updated on 12 January 2024). This assault has caused extensive destruction, obliterating, or damaging around 359,000 residential units and numerous public and private structures.

As a result, millions of Palestinians have been internally displaced within the Gaza Strip. Simultaneously, the Israeli occupation has imposed an unparalleled blockade on the Gaza Strip, inhabited by 2.5 million Palestinians. This embargo includes prohibiting the entry of food, cutting off water and electricity supplies, and restricting movement throughout the region.

Considering the aforementioned, we, the undersigned, call for the following immediate actions:

  • Unconditional Cessation of Hostilities: An immediate and unconditional cessation of ongoing hostilities and acts of violence against civilians.
  • Safe Passage and Border Openings: The establishment of safe corridors and the opening of all border crossings to facilitate the swift entry of medical aid, and food, and to expediently transport the injured for urgent medical care.
  • Accountability for War Crimes: Prosecution of those responsible for war crimes before the International Criminal Court (ICC) in line with its mandate and international law.
  • Formation of International Investigative Committees: Establishment of international committees to investigate and report on the unprecedented crimes committed during this conflict. In advocating for these actions, we stand in solidarity with all civilians caught in the crossfire and seek justice, peace, and the upholding of fundamental human rights.

L’articolo originale è qui:
https://viacampesina.org/en/la-via-campesinas-petition-on-palestine-more-than-2900-signatories-demand-immediate-action/

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La siccità e le politiche israeliane assetano i contadini palestinesi

Il villaggio di Furush Beit Dajansi si era costruito una reputazione e una posizione sul mercato agricolo palestinese grazie alle floride distese di alberi di limone, piante molto esigenti in termini di fabbisogni idrici.

“Il profumo avvolgeva il villaggio come una nuvola. L’acqua sgorgava liberamente, alimentava i campi e un mulino. I torrenti erano così tumultuosi che i bambini rischiavano di annegare”, ricorda l’agricoltore ‘Abd al-Hamid Abu Firas.
Aveva diciannove anni quando nel 1967 gli israeliani consolidarono il loro controllo sul territorio e le risorse idriche in Cisgiordania dopo la Guerra dei sei giorni.
Da allora, l’acqua ha iniziato a ridursi…

Leggi l’articolo originale intero su Altreconomia qui:
https://altreconomia.it/la-siccita-e-le-politiche-israeliane-assetano-i-contadini-palestinesi/