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Comunicato della Comunità di Resistenza Contadina Jerome Laronze per il 25 aprile

Oggi la guerra continua ad espandersi sempre di più, devastando e risucchiando al suo interno la risorsa più importante: la terra!
Risorsa che che viene sottratta e sfruttata per il benessere di quegli stati, di quei poteri che portano e sostengono il progresso tecnologico a scapito di chi è alla continua ricerca di un’alternativa possibile, tramite l’autodeterminazione alimentare, la coesistenza e il rispetto di tutto il vivente.
Una guerra che non si consuma solo nei territori di battaglia, ma anche nelle vite che il capitalismo ci impone.

Ci hanno rinchiuso in case sempre più piccole, sempre più strette, senza più terra attorno, solo cemento.
Su quella terra dove si coltivava, hanno costruito le loro fabbriche, le loro ferrovie, le loro caserme.
Ci costringono a comprare cibo avvelenato – da erbicidi e pesticidi, cibo energivoro – prodotto sotto migliaia di ettari di serre riscaldate, conservato in enormi celle frigorifere, cibo usa e getta, e getta anche se non usa, perché scade.
Cibo che è la morte e lo sfruttamento di miliardi di animali allevati e catturati.
Cibo che per produrlo è stato ucciso tutto il resto – piante, microrganismi, foreste, comunità animali e umane.

Questo mondo e chi lo governa ci tolgono la possibilità di sopravvivere senza di loro, e quindi dover pagare per sopravvivere. Ci hanno tolto la possibilità e capacità di farci da mangiare e di vivere dei frutti della terra coltivata e selvatica.

I movimenti contadini e rivoluzionari di tutto il mondo – dell’india, del Messico, della Palestina… – resistono contro questo sistema di oppressione e messa in dipendenza, organizzandosi e lottando sapendo che un altro modo di vivere è possibile.

Riprendiamoci lo spazio.
Per re-imparare a coltivare e autoprodurre la nostra sussistenza, per farlo in comunità, farlo nei luoghi che ci hanno sottratto. Farlo nelle città, nelle campagne, sui monti.
Per recuperare la possibilità di vivere della comunità e della terra che abitiamo.
Conoscendola, rispettandola e non sfruttandola e avvelenandola.
Difendendola dalle devastazioni, dai continui attacchi di grandi opere inutili .

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Oggi nella bolla europea, che si vanta di tutelare i diritti inalienabili dell’essere umano, sta per essere rilasciata un arma che non risparmierà niente e nessuno: parliamo della nuova manipolazione genetica dei semi.

I TEA, acronimo di Tecniche di Evoluzione Assistita, stanno per fare il loro ingresso in agricoltura.
Li differenzia dai vecchi OGM: un nome neutro, non riconoscibile dal grande pubblico.
Questi semi produrranno polline fertile che contaminerà tutte le colture circostanti e l’intera biosfera, senza alcuna possibilità di difendersi.
Anche per chi cerca di coltivare in modo genuino, diventerà impossibile farlo.
Come diventerà impossibile sapere se il cibo che si sta comprando sia stato prodotto attraverso queste tecnologie o meno – poiché non sarà obbligatoria la tracciabilità.
Sono semi iperproduttivi – brevettati e in vendita – per sostenere il ritmo di questo ultracapitalismo al collasso climatico.
La manipolazione genetica e i suoi prodotti minacciano la biodiversità e le pratiche agricole locali; rendono dipendenti da una manciata di multinazionali che favoriscono la coltivazione e l’allevamento intensivi e coloniali.
Con il decreto siccità è stato dato il via alla sperimentazione in campo di questi semi anche nello stato italiano, a firmarlo all’unanimità i 12 senatori di fratelli d’italia.
Non lasciamoglielo fare ancora, resistere è possibile.

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Ma non è possibile una contadinanza patriarcale.
L’agri-cultura ci insegna l’ascolto, la cura, il rispetto; non possiamo pensare allora di poter sopportare o tollerare altre sopraffazioni.
Vogliamo smontare il sistema per cui l’uomo, le persone bianche, ricche o abbastanza produttive per questo mondo possano agire del potere o godere di un privilegio maggiore rispetto a chi non rientra in queste categorie.
Se vogliamo trasformare questo mondo dobbiamo responsabilizzarci anche delle oppressioni che agiamo a nostra volta; ovvero come interpretiamo i ruoli che la società ci ha assegnato; e come trasformarli.

Abbiamo bisogno di liberarci – sistemicamente e internamente – dalla cultura patriarcale della violenza, della sopraffazione, della guerra; e di tutto quello che costruisce dentro di noi.
Vogliamo comunità di cura, in cui non sfruttiamo il potere che possiamo avere e non soccombiamo a quello che ci viene imposto.
Per non dover resistere, invece, almeno tra di noi.

Resistere in questo presente, per noi e per tante altre comunità contadine, vuol dire riviversi la terra,
riprendersi le terre rubate dall’agroindustria, opporci alle devastazioni, occupare i luoghi abbandonati della speculazione, rimanere a radici salde nelle case che ci vogliono togliere, riconcepire la terra come risorsa e il cibo come ricchezza.
In campagna e in città riprenderci lo spazio, ricominciare ad autoprodurre e condividere la nostra sussistenza, fuori dallo sfruttamento e dallo stato.
Per tutto questo e tanto altro siamo qui oggi in piazza saremo domani in piazza tasso dalle 14 al mercato contadino e sabato alla coop di gavinana.
Due giornate di mobilitazione contro i nuovi ogm: i T.E.A.
E saremo il 18 maggio nella provincia di Pavia per una mobilitazione collettiva dove avrà sede il primo campo sperimentale di riso OGM, approvato nel marzo 2024 l’autodeterminazione alimentare è antifascismo.
L’autonomia contadina è resistenza.

La Comunità di Resistenza Contadina Jerome Laronze